"L'ultimo pezzo del puzzle sei tu..."

venerdì 4 novembre 2011

L'amor gentile del volgar cavaliere


Nell’età in cui ferreo divenia il futuro, la nostra attenzione venia catturata da un giovane principe di sì rara ricchezza, ma anche dalla modesta bellezza. Ello provenia dalla contea di Eznerif, e il cuor suo dal gentil sguardo di creatura angelica era stato rubato. La damigella che avea innalzato l’animo del giovine principe verso l’amore, più volte e in più circostanze avea il proprio animo fatto vacillare, per così poter appagare il proprio disio di ricchezza e di potere, ma, ricordandosi sempre dei sacri concetti insegnatile nel suo divenire, sempre decise di aspettare l’arrivo del giusto cavalier d’amare. Come potea dunque un principe, seppur molto ricco, ma anche non molto bello, sedurre una creatura, sì pura, e non corrompibile? Già escluse magia nera e pozioni magiche, troppo meschine perfino per ello. Giunse a conclusione che atto impavido servisse alla sua nobil causa. Di lì a poco una giostra si sarebbe tenuta nella contea di Gafado, sobborgo popolare del regno. Pronto a parteciparvi, la pratica propria principiò il principe. Dimesticarsi con armi dal ferreo vigore, non era in lui abilità innata. La granda audacia lo accompagnava nella via della lancia, insieme al dolce pensiero di quell’angelica creatura, dai lunghi riccioli aurei, dagli occhi azzurro ceruleo, e dal dirompente seno marmoreo. Arrivò il fatidico giorno. Orde di cavalieri eran schierate in fronte agli spalti gremiti di contadini sempliciotti, borghesi e clericali. Nessun nobil uomo si era degnato di giungere in quel borgo, difatti, la presenza del principe fra i partecipanti suscitava non poco clamore. Giunse così l’ora dove il nostro paladino era disposto a versar sangue proprio per amore. La nomea del nemico era narrata in più contee, tanto che, leggendaria era l’abilità con cui disarcionava i suoi avversari. Un sentimento di timore divampava nell’animo regale. Ma non era ora momento di temere per se stesso, or che l’amata ivi seggeva con animo gioioso per la vista della giostra. Con passo mesto e sguardo tronfio, degno di marmorea scultura, imponendo fiero andamento all’equina creatura, richiamò sul proprio essere l’attenzione. Ma non volle proferir parola. Doveva atteggiarsi da fico. Sollevò l’elmo per un solo istante, tempo necessario per baciar lo sguardo della damigella. Ora, lento nel passo, coprendo il proprio viso con ferrea armatura, raccolse lancia e coraggio e riprese il suo cammino incontro al proprio fato. Il nostro eroe, col cuor colmo d’amor, era deciso a conquistar la giostra e la volontà dell’amata. Or vedea solamente l’altro. Il suo udito divenia nero e muto. Calò la sventolante bandiera. Tutt’uno col proprio cavallo, ello parea un centauro che rimembrava alla folla, antiche classiche leggende. Immobile e forte il braccio impugnava saldamente la lancia. Certa era la vittoria. Al cospetto dell’altro chiuse gli occhi per l’attimo di un baleno. Occhi che più non schiuse. Oh, poero cavaliere, che per conquistar animo altrui, or giace in luogo glorioso ove eterna luce risplende.
Or non disperate. Non indugiando sulla tragica sorte del nostro eroe, ello riuscì nel proprio intento. Difatti calde lacrime caddero dall’angelico volto della fanciulla, il cui cuore era finalmente stato rubato. Seppur per poco. Sìpperché subito, altro cavaliere, dall’aulica oratoria, e dall’illuminato intelletto, cogliendo lo sfuggevole attimo, rincuorò la damigella, che or fragile, or vogliosa, gli concesse il suo frutto.
La morale della favola è: Prima offrile da bere e chiedile di uscire, se rifiuta allora puoi farti uccidere… In onore di Heath Ledger, ispirato da "Il destino di un cavaliere"
Scritta da Francesco Spolveri

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